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Cybersquatting e Typosquatting: quando possiamo procedere per vie legali se danneggiati?

In questo articolo parliamo di diritto della rete, riferito a due delle pratiche più comuni che si verificano in rete e di cui parliamo spesso anche noi.

Parliamo infatti del Cybersquatting e del Typosquatting, che sono rispettivamente le due pratiche che consistono nel rubare il nome a dominio subito dopo la scadenza ad un proprietario e il registrare un nome simile a quello originale per cercare di lucrare sui refusi, ad esempio con la condivisione dei post sui social network.

Visto che le normative nazionali sono tutte un po’ diverse tra loro, e diventa difficile fare causa a persone che, spesso, si trovano in posti sperduti nel mondo, le controversie in questo senso vengono risolte direttamente da ICANN, l’autorità mondiale che si occupa delle assegnazioni dei nomi a dominio.

Per risolvere una controversia, quindi, bisogna chiedere al registrar (del nostro dominio, ovviamente, non di quello del dominio fasullo anche perché potremmo non sapere chi è) di iniziare la pratica per la risoluzione delle controversie che, se andrà a buon fine, porterà alla cancellazione del dominio fasullo e alla restituzione a noi. Ovviamente, l’altro avrà possibilità di difendersi, quindi sarà una cosa tutt’altro che immediata.

Per poter richiedere la cancellazione di un dominio che, a nostro dire, ci danneggia, sono necessari tre presupposti:

  • Il nome del dominio contestato deve essere uguale o simile al marchio registrato altrui;
  • Il titolare del dominio non deve avere interessi legali sul marchio;
  • La registrazione deve essere avvenuta in malafede.

Si tratta di tre campi che non sono certo semplici da soddisfare, nella loro interezza.

Per prima cosa, infatti, si richiede di avere un marchio registrato, che sia il nostro nome o che sia quello della nostra azienda; se il marchio non è stato depositato ma magari ce lo siamo inventati, online, non si può risolvere la controversia perché nemmeno noi legalmente siamo depositari di quel marchio.

Inoltre, il titolare del dominio non deve avere interessi: se io ho un’azienda che si chiama, ad esempio, Casa, e l’altro ha un’azienda che si chiama Case, anche lui ha interessi sullo stesso dominio, per cui se riesce a prenderlo rimane a lui.

Infine, la malafede: se l’altro ha registrato un dominio simile al mio, o me lo ha “rubato”, ma lo ha fatto per parlare di tutt’altra cosa rispetto alla mia (quindi se io sono Gucci e produco borse, lui ha preso il mio dominio ma parla di marmitte, per esempio) non potrò farci nulla: del resto, lui ha acquisito quel dominio legalmente, e ci vuole più di un’ingiustizia per poterglielo togliere.

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AUTHOR - Redazione

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