Come monetizzare l’app per smartphone del nostro sito web
Visto che i dispositivi mobile si fanno sempre più strada tra gli utenti, sono sempre di più le aziende che, per dare maggior visibilità al proprio sito web, investono nello sviluppo di un’app per smartphone. L’app, infatti, permette di avere più libertà rispetto al sito, specialmente da mobile: è ottimizzata, è più sicura, consente di inserire piccole funzioni che sul web sarebbero difficili da mettere, permette di inviare notifiche, cosa che dal web non si può fare.
Insomma, è un investimento che può portare i suoi frutti, se ben realizzato. E se l’app non ha uno scopo unicamente pubblicitario c’è bisogno di un modo per riprendere l’investimento effettuato, come si può ben immaginare. Ma qual è il miglior modo per remunerare la propria app?
Le pubblicità
Le pubblicità nelle app, in particolare i banner che non disturbano la navigazione, sono la soluzione migliore per remunerare la propria applicazione, perché veniamo pagati un tanto per visualizzazione, e l’utente non paga nulla mentre a noi comunque arrivano dei soldi.
C’è però on questo caso il problema degli ad blocker, che bloccano la visualizzazione di questi banner: per evitarli, bisogna studiare bene l’integrazione delle pubblicità non nell’app (con agenzie che forniscono pubblicità da smartphone) ma nel contenuto, (quindi con le agenzie che forniscono pubblicità ai siti web) perché gli ad blocker per smartphone non possono bloccare le pubblicità che si trovano nel contenuto delle singole schermate, ma si limitano a bloccare gli annunci che sono sopra al contenuto, che lo sovrastano.
In questo, le pubblicità a tutto schermo sono quelle percepite come più fastidiose.
I micro abbonamenti
Una cosa che sembra funzionare sono i micro abbonamenti, che si pagano qualcosa come 2, 3 euro all’anno. Possono sembrare pochi, se visti così, ma se ben studiati possono garantire una rendita costante.
Se le app a pagamento infatti si pagano una volta sola, queste si pagano più volte, allo stesso prezzo all’incirca, e sono garantiti una serie di aggiornamenti costanti agli utenti, che continueranno a pagare per averli. Non solo: sia Apple che Google danno agli sviluppatori che fanno micro abbonamento l’85% del ricavato, e non il 70% come avviene con le app a pagamento normali o con gli acquisti in-app.
Le app a pagamento
Per terminare, poche battute sulle app a pagamento che oggi sono sconsigliate, perché esiste sicuramente un’app gratuita che fa la stessa cosa della vostra.
Le app a pagamento rimangono utili solamente quando permettiamo di avere una funzione avanzata ed esclusiva (tipo Photoshop), ma per le app che riflettono i contenuti di un sito web meglio lasciar perdere: il sito, del resto, è gratis.
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